Slow Surgery

Lo Studio DG segue i principi della Slow Surgery.

Si tratta di un estensione della Slow Medicine (www.slowmedicine.it) ossia di una medicina lenta, che dedica tempo a generare la relazione medico-paziente, insostituibile, dedica tempo all’ascolto e all’interpretazione dei sintomi, dedica tempo alla giusta terapia che è chirurgica come prima o più spesso come ultima istanza ma nell’esclusivo interesse del paziente.

La medicina è e rimarrà per sempre un’arte come tale svincolata dalle logiche commerciali che sono accettabili solo come sequela e riconoscimento dell’arte stessa.

Ingabbiare l’arte comporta inevitabilmente il suo smarrimento.

La dimensione temporale in questo è l’elemento discriminante e corrisponde a un esigenza pressante della moderna società (Slow Life) esplosa con la pandemia da Covid.

Il Medico è colui che si prende cura del paziente e questo è possibile solo dedicandogli tempo.
Purtroppo oggi sia la sanità pubblica che quella privata condividendo lo stesso orientamento un pò asfittico trasformano la medicina in un prodotto, uno dei tanti, comunque anche se si propongono il contrario, perché non considerano più la relazione medico-paziente. Ritengono che un medico valga l’altro e che un paziente possa essere smembrato e inquadrato nelle soluzioni predefinite dai protocolli. La medicina protocollata è assistenza, non medicina.

Si parla di slow surgery e non di slow medicine perché è la chirurgia a dare il limite e la dimensione di ogni cosa definendo i confini estremi della patologia e della cura. E’ in sala operatoria che si definisce il livello di umanità della medicina moderna.

La slow surgery abbraccia il paziente lungo tutto il suo percorso di cura che in molti casi riguarda tutta la vita e dunque la sua storia personale che diventa così la storia del Medico.

PRINCIPI DELLA SLOW SURGERY

1
La slow surgery rifiuta la logica della sala piena, degli spazi rigidi da riempire sempre e comunque forzando le indicazioni, per rispettare i budget imposti. Sono logiche sottili da cui nessuno è esente.
2
La slow surgery rifiuta la logica delle sale frenetiche in cui i pazienti sono pezzi di una catena di montaggio o di una gara tra chirurghi forsennati e più forti perché più redditizi.
3
La slow surgery rifiuta la logica delle sale ad oltranza che occupano il chirurgo dal mattino fino a sera quando la lucidità si smarrisce fisiologicamente.
4
La slow surgery rifiuta la logica della chirurgia impersonale in cui il medico non conosce il paziente prima e non lo segue dopo l’operazione, disinteressandosi del risultato se non per obsoleti quanto inattendibili e formali lavori scientifici di cui poi vantarsi per convincere altri pazienti-oggetto a farsi operare.
5
La slow surgery rifiuta la logica della medicina mordi e fuggi in cui il professionista non padroneggia l’intera materia e decide la terapia in base alle proprie conoscenze e non alle necessità del paziente, per la paura di perderlo.
6
La slow surgery rifiuta la logica di una fisioterapia strumentale sempre e comunque perché più redditizia privilegiando invece la terapia manuale e la ginnastica funzionale che porta il paziente ad avere un ruolo attivo nel proprio percorso di cura

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